Inaridimento

L’economia e la società si sono inaridite.

Nel trentennio tra il 1958 e il 1973 il tasso di disoccupazione era pari al 3% rispetto all’8/9% degli ultimi decenni in Italia, ma valori simili si riscontravano in tutti i paesi avanzati. Da almeno quarant’anni il quadro è cambiato e non esistono più le condizioni per avere tassi di disoccupazione così bassi.

L’Italia è uno dei pochi paesi sviluppati che è rimasto per trent’anni senza un reddito minimo garantito, fino all’introduzione del detestato Reddito di Cittadinanza, nel 2019. Quando ciò è avvenuto era ormai troppo tardi.

In questi trent’anni molti lavoratori italiani, come la rana nel pentolone caldo, si sono lentamente assuefatti a regimi di vita sempre più sfavorevoli. La mancanza di un sussidio per la disoccupazione lunga ha tolto potere contrattuale, tenendo bassi salari e stipendi, a differenza di quanto avvenuto in tutti gli altri paesi OCSE. Tutta l’economia ne ha risentito: se gli stipendi sono bassi restano basse, tendenzialmente, anche le remunerazioni dei professionisti e i prezzi dei prodotti e servizi, in un lento declino.

Poi, all’improvviso, ci si è resi conto che la miseria dilaga, forze politiche che promettevano il RdC sono state premiate e il sussidio per la disoccupazione lunga è arrivato con un effetto deflagrante. Molti che hanno lavorato a lungo sottopagati non sono più disposti a farlo, la manodopera ha iniziato a scarseggiare ma non c’è possibilità o volontà di offrire paghe più alte.

Nel frattempo tra Covid, guerre e speculazioni che hanno alimentato l’inflazione da profitto dei segmenti più forti della filiera energetica, produttiva o distributiva, il gap tra salari, stipendi e remunerazioni troppo basse e prezzi impazziti è divenuto insostenibile.

È scoppiata la guerra civile tra poveri e impoveriti, tra lavoratori sottopagati e indeboliti e percettori del RdC che agitano un immaginario gesto dell’ombrello alla Alberto Sordi.

Nel frattempo chi non ci sta a farsi sfruttare o a prendere “l’elemosina di Stato” è emigrato in cerca di paghe più alte.

Nel frattempo in declino demografico è diventato tracollo.

Ora il RdC è stato abolito e molti, nell’impossibilità di accedere ai sussidi, sono alla disperazione o costretti ad accettare lavori sottopagati. Entrambe le situazioni sono contrarie ai principi della Costituzione italiana e dei diritti fondamentali sanciti dai trattati europei.

La Costituzione afferma che “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società“. Quindi non sarebbe lecito né imporre ai poveri un lavoro per cui non hanno predisposizione, né, come da tempo accade, tenere in piedi posti di lavoro inutili o impiegati in attività dannose per il bene comune solo per evitare di mandare a casa i lavoratori.

Inoltre la Costituzione sancisce che “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria“. Tutto questo non è garantito a causa delle enormi difficoltà che molti cittadini incontrano nel farsi riconoscere le percentuali giuste di invalidità e assegni ad esse proporzionati. Inoltre, molti ultracinquantenni che perdono il lavoro non hanno alcuna concreta possibilità di reinserirsi.

Purtroppo tutto questo è stato dimenticato. Molti insorgono sdegnati a fronte di queste giuste riflessioni.

L’inaridimento che ha colpito l’economia italiana ha intaccato nel profondo anche la società e la coscienza dei singoli. Questo impedisce di prendere consapevolezza del fatto che il venir meno dei diritti dei singoli pregiudica il futuro del nostro paese nel suo complesso.

Serve ragionevolezza per comprendere questi meccanismi. La ragionevolezza viene meno proprio a causa dell’inaridimento economico, sociale, culturale e individuale.

Qualcuno abbia il coraggio di introdurre un reddito di base incondizionato, capace di spezzare questo circolo vizioso e far sì che il giardino inaridito dell’Italia torni a fiorire.

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