Natale tra gli ultimi

In occasione degli 800 anni dal “Presepe di Greccio” vorremmo proporre una riflessione e un messaggio, a partire dall’indimenticabile affresco giottesco della Basilica Superiore di San Francesco.

Ogni studente di storia dell’arte che lo ha trovato nei libri di testo è rimasto colpito da questi frati che cantano con le bocche spalancate, mentre Francesco si china sulla greppia per stringere a sé il Bambino.

La testimonianza più antica dell’episodio di Greccio, avvenuto nel Natale del 1223, è contenuta nella “Vita beati Francisci” composta da Tommaso da Celano nel 1228-29, appena due anni dopo la morte di Francesco e cinque dopo l’evento di Greccio. Tommaso racconta come Francesco abbia espresso ad un suo nobile amico, Giovanni, signore del luogo, il desiderio di “fare memoria” del Bambino nato a Betlemme, e di “vedere con gli occhi del corpo” la povertà e i disagi fra i quali venne alla luce. E gli chiede di preparare una grotta con l’asino e il bue. Niente statue, ma una greppia con del fieno sulla quale celebrare l’Eucaristia“.

https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/nel-presepe-dio-si-fa-minore-padre-vaiani-a-800-anni-da-notte-natale-greccio-san-francesco

Sarebbe molto bello se nella società italiana, dopo tanta cattiveria e odio verso i poveri, si potesse riscoprire la capacità di chinarsi sulle sofferenze degli altri, a partire dai tanti minori che nascono e vivono in povertà ancora oggi, nell’Italia di cui Francesco è patrono, dove la Costituzione e i trattati europei sanciscono diritti puntualmente traditi e tanti politici ripetono a chiacchiere che nessuno deve rimanere indietro. L’ISTAT ne conta 1 milione e 300 mila in povertà assoluta.

Sarebbe molto bello se in questo Natale funestato da guerre, stragi orrende di civili, di bambini, proprio lì dove quel Bambino è nato, si potessero riscoprire i valori della pietà, della solidarietà e della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri, se siamo esseri umani e non automi privi di anima.

Ogni persona di buona volontà, di fronte all’oppressione che ogni giorno i più deboli devono sopportare, è come quei frati che, nell’affresco giottesco, cantano a squarciagola e non può farsi ridurre al silenzio.

Noi di RED vorremmo fare a ciascuno gli auguri più cari di buon Natale, con la promessa di essere come quei frati, con le bocche perennemente spalancate di fronte alle ingiustizie e ai disagi degli ultimi, in mezzo ai quali quel Bambino ha scelto di nascere e Francesco ha scelto di stare.

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