La radice delle guerre è la povertà

Pablo Picasso, Guernica, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, Spagna.

Lo hanno capito anche le pietre ormai, ma le classi dirigenti occidentali (come pure le altre) non lo vogliono capire: lasciar incancrenire situazioni di disagio, deprivazione, povertà e oppressione provoca guerre, terrorismi, rigurgiti fascisti e nazisti, crimini, violenze diffuse, intolleranze di ogni tipo.

A parole questi concetti ce li ripetiamo da decenni, ma poi cosa si fa per metterli in pratica?

Le parole se le porta via il vento. La miseria, la deprivazione, l’oppressione restano, insieme ai loro frutti perversi.

Sappiamo bene che ci sono responsabilità personali che non trovano giustificazione alcuna e che alla base dei conflitti che insanguinano le nostre cronache vi sono ragioni geostrategiche non riducibili alle dinamiche sopra elencate. Esistono momenti della storia in cui determinati nodi irrisolti vengono al pettine. Ma sappiamo pure che tali nodi potrebbero essere affrontati mediante negoziati e trattative assai meglio che con le bombe.

È la povertà che arma la mano dei terroristi, soprattutto se giovanissimi, persino contro bimbi in tenera età.

È la povertà che arma la mano dei mercenari e degli sventurati mandati a morire e a uccidere in casa d’altri da governi folli e criminali.

Condannare le violenze è necessario e doveroso, ma non è sufficiente.

Bisogna fare anche lo sforzo di capire la radice della violenza e del crimine, perché per curare il male bisogna prima inquadrarlo e diagnosticarlo.

Non serve il rancore, non serve il tifo da stadio.

Serve senz’altro ed è sacrosanto ricordare chi è l’aggredito e chi è l’aggressore.

Ma serve ricordare anche che apparteniamo tutti a una sola grande stirpe che è la famiglia umana.

Serve comprendere profondamente che non esiste un’umanità di serie A e un’altra di serie B e quindi nessuno può essere lasciato indietro nella miseria.

Serve capire una volta per tutte che i diritti devono essere garantiti a ogni essere umano che viene al mondo, in qualunque popolo e a qualunque latitudine.

Serve decidersi a correggere le diseguaglianze in ogni paese in ogni parte del mondo.

Solo così estirperemo le malepiante delle guerre, dei terrorismi, dei neofascismi e neonazismi, dei crimini e delle violenze diffuse, delle intolleranze di ogni tipo.

Restituiamo diritti umani a chiunque ne sia privato, facciamolo ora, non tra qualche decennio.

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