Manifesto per un nuovo umanesimo e un nuovo sistema socio-economico basato sul Reddito di Base Incondizionato 

Italian money gold coin euro with the image of Vitruvian Man by Leonardo da Vinci

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Non v’è nulla di più difficile da realizzare, né di più incerto esito, che iniziare un nuovo ordine di cose. Perché il riformatore ha nemici tra tutti quelli che traggono profitto dal vecchio ordine, e solo tiepidi difensori in tutti quelli che dovrebbero trarre profitto dal nuovo”. Niccolò Machiavelli 

Noi sottoscritti, sostenitori del Reddito di Base Incondizionato (RBI) 

chiediamo 

alle istituzioni della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea l’introduzione di riforme, che diano vita a un nuovo sistema socio-economico, fondato su:

RETRIBUZIONE MINIMA

UNIONE FISCALE EUROPEA A CARATTERE PROGRESSIVO, CON PRELIEVO MAGGIORATO SU RENDITE, CONSUMI E ATTIVITÀ SVANTAGGIOSE PER LA COLLETTIVITÀ 

ORARI E PERIODI DI LAVORO DRASTICAMENTE RIDOTTI

REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO

  • per rimettere al centro della politica la persona, in armonia con la natura;
  • per dare attuazione concreta alla Costituzione italiana, ai trattati e ai principi ispiratori dell’Unione Europea e alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo;
  • per consolidare la coesione sociale e la tenuta democratica delle istituzioni nazionali;
  • per mitigare l’emorragia emigratoria e il tracollo demografico  che mettono a rischio il futuro del nostro paese;
  • per ridurre l’impatto delle diseguaglianze;
  • per restituire potere d’acquisto ai ceti medi e più deboli, penalizzati, negli ultimi decenni, dai meccanismi naturali di accumulo di ricchezza a detrimento della metà della popolazione meno forte, tipici del sistema capitalistico neoliberista;
  • per restituire piena libertà e capacità di autodeterminazione, serenità economica e opportunità attualmente conculcate a larghi strati della popolazione italiana ed europea, come evidenziano tutte le statistiche e gli studi in merito disponibili, con decine di milioni di persone in povertà assoluta e relativa o a rischio povertà, divari territoriali sempre più stridenti, situazioni ancora diffuse di degrado, abbandono scolastico, pervasività criminale, voto di scambio e clientelare, con intere generazioni che nascono e crescono in contesti di deprivazione di diritti essenziali e non saranno, perciò, disposte ad assolvere ai doveri civici e sociali di onestà, solidarietà e operosità;
  • per restituire a ciascuno l’accesso al tempo libero vissuto in pienezza, alla vita di relazione, spirituale e associativa, alla libera circolazione, all’ambiente naturale e ai paesaggi, ai beni culturali, all’arte, al godimento e all’espressione della bellezza e dell’armonia del cosmo e delle altezze e profondità dell’umano genio. 

A fronte della situazione

•di povertà assoluta che riguarda 5,6 milioni di italiani (1,2 milioni minori), di cui 2 milioni e 613mila in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale

•di povertà relativa che riguarda 8,6 milioni

•della difficoltà per tantissimi di accedere finanche all’elementare diritto a una casa

•dei dati relativi alle percentuali di occupazione in Italia, attestate a non oltre il 61% (61,7% ultimo record) dalla fine degli anni ’70 (ISTAT), 

•del numero di lavoratori poveri, che si aggirerebbe intorno ai 3 milioni,

riguardo alla Costituzione della Repubblica Italiana, chiediamo in particolare il rispetto:

Dei principi della democrazia e sovranità popolare (art.1), vanificati e inficiati dalle insopportabili diseguaglianze di mezzi e di opportunità e dal mancato accesso al lavoro, su cui la Repubblica stessa è fondata, per una parte cospicua della popolazione attiva;

Dei “diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e [richiede] l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2);

Della “pari dignità sociale e [uguaglianza] davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”(art. 3);

Dell’impegno della Repubblica a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3);

Del diritto-doveredi svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4);

Del diritto riconosciuto “ai non abbienti, con appositi istituti, [de]i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione” (art. 24);

Dell’impegno della Repubblica ad agevolarecon misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose” e  proteggerela maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. (art. 31);

Dell’impegno della Repubblica a tutelare “la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e [garantire] cure gratuite agli indigenti” (art. 32);

Del diritto dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, a “raggiungere  i gradi più alti degli studi”, andando oltre misure come “borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”, che si sono rivelate del tutto insufficienti e inadeguate allo scopo (art. 34).

Ricordiamo che:

Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi” (art. 36);

“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. […] 

Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.

I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. […]

Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato” (art. 38).

L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali” (art. 41).

La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.

La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.

La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità” (art. 42).

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” (art. 53).

Chiediamo si prenda atto che, a 75 anni dalla promulgazione della Costituzione, le misure mirate, messe finora in campo, non sono state sufficienti a dare concreta attuazione ai principi ispiratori su cui è fondata la Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, con grave danno per milioni di persone che vivono situazioni di estremo disagio e sofferenza, ma anche per il Paese nel suo complesso, che vive una profonda crisi e guarda con grande incertezza al proprio futuro

Inoltre, in considerazione delle ultime rilevazioni Eurostat che segnalano, nel 2022, nell’UE, circa 95,3 milioni di persone a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 21,6% della popolazione totale, di cui 28,7 milioni in grave deprivazione materiale e sociale, e riguardo ai principi sanciti dai trattati europei, ricordiamo come le istituzioni europee nel loro complesso e nella loro lunga storia ed evoluzione, dal dopoguerra ad oggi, abbiano, di trattato in trattato, di provvedimento in provvedimento, affinato la sensibilità e la concezione dei diritti umani, a partire dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, alla Carta sociale europea del 1996 (redatta nel 1961, riveduta nel 1996, entrata in vigore nel 1999), alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 2000, entrata in vigore nel 2009 e giuridicamente vincolante per tutti gli stati membri, fino ai nostri giorni, in cui sperimentiamo, come per la Costituzione italiana, da un lato l’ambizione e il desiderio di toccare vette sempre più alte di civiltà e qualità della vita, dall’altro i fallimenti delle misure poste in essere per attuare questi principi, che sono nel DNA dell’Europa

La pretesa di risolvere il problema della povertà col lavoro si è infranta contro la dura realtà degli ultimi trent’anni e appare del tutto illusorio credere che il numero degli occupati possa salire ora, alle soglie di una nuova recessione e nel contesto di un uso sempre più massiccio di dispositivi elettronici, robotici e di intelligenza artificiale in ogni ambito.

La retorica del lavoro e della dignità, finora, non ha garantito né lavoro, né dignità. Chiediamo si passi dalla retorica alla concretezza di questi diritti fondamentali e di tutti gli altri.

Chiediamo si chiarisca che la dignità di ogni essere umano viene dalla capacità di vivere in armonia con gli altri e con la natura, dal rispetto del prossimo e delle regole della convivenza in società e dalla capacità di mettere a frutto i talenti di cui è dotato, rendendosi utile agli altri ogni giorno, a prescindere dalla remunerazione offerta da un mercato del lavoro disfunzionale, distopico e iniquo, come quello attuale.

Chiediamo di andare oltre gli orizzonti del reddito minimo garantito, con l’introduzione del RBI, che consentirebbe l’attuazione concreta di quei principi ispiratori della Costituzione italiana e dei trattati europei nel modo più semplice, consentendo di approdare a un nuovo sistema socio-economico che tenga conto degli epocali mutamenti in atto.

Chiediamo si chiuda per sempre con la falsa propaganda del RBI che scoraggerebbe il lavoro: è vero il contrario. Le sperimentazioni attuate nel mondo dicono chiaramente che il RBI non scoraggia affatto il lavoro e nella stessa Italia, lo ha affermato l’ISTAT, si è avuto, al contrario, un balzo del tasso di occupazione, dal 59% del 2019 al 60%, che non si vedeva dal 1977, nel 2022, e addirittura al 61% del 2023, in precisa corrispondenza con l’attuazione del tanto disprezzato RdC. Come potrebbe scoraggiare il lavoro un accredito di una somma cumulabile col reddito da lavoro?

Chiediamo si chiuda per sempre l’era 

•dei sussidi di disoccupazione o di povertà che non raggiungono tutti gli aventi diritto (e bisogno), che rappresentano alternative povere al lavoro povero e quindi delle autentiche trappole della miseria, 

•delle borse di studio per meritevoli in perenne ritardo e da restituire alla prima defaillance, 

•degli assegni di invalidità e accompagnamento, ridotti ai minimi termini e lesinati con ogni mezzo dallo Stato agli aventi diritto, 

•dei bonus a pioggia accaparrati dagli “specialisti della domanda”, 

•delle misure a sostegno delle famiglie gravemente insufficienti. 

Chiediamo, insomma, la fine di tutte le misure mirate e la loro sostituzione con un’unica misura di contrasto alle diseguaglianze e riequilibrio nella distribuzione della ricchezza e delle opportunità.

Chiediamo si giunga alla consapevolezza che solo il RBI può  contribuire in maniera efficace all’adempimento concreto dei principi di uguaglianza, solidarietà, del diritto al pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione democratica dei cittadini

Definiamo il RBI che chiediamo: un’erogazione mensile di una somma in moneta a corso legale (euro) da parte della comunità politica, individuale, vita natural durante, a tutti i residenti sul territorio nazionale/comunitario in maniera incondizionata, senza alcuna contropartita e senza controllo delle risorse. Tale erogazione deve essere sostenibile e finanziata dalla fiscalità generale, senza comportare debito pubblico, né conseguenze economiche svantaggiose per la collettività (inflazione). Pertanto andrà inizialmente destinata a una platea più circoscritta a partire dai più disagiati, con un piano pluriennale che estenda la platea dei destinatari con criteri di progressività, secondo le coperture finanziarie disponibili, fino al ceto medio e in ultimo ai ceti abbienti. Tale misura è da considerarsi meramente redistributiva, non assistenziale, dunque non deve avere nulla a che vedere con le politiche di inclusione al lavoro. 

Siamo certi che solo con un RBI si tradurrebbe in realtà il diritto al lavoro per tutti, come svolgimento, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, di un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società e solo con esso sarebbe davvero garantita a tutti la libertà di iniziativa e impresa

Solo con un RBI si riuscirebbe a superare la grave deprivazione che impedisce uno sviluppo armonico, sano e ordinato di interi territori per intere generazioni, sottraendo, di fatto, a molti l’accesso a una formazione sufficiente a rendere l’individuo capace di essere cittadino in piena consapevolezza e padronanza dei diritti e doveri e di lavorare, nell’ambito di un’economia estremamente avanzata, come quella attuale.

Solo con un RBI sarebbe possibile prevenire e combattere piaghe come la delinquenza indotta o favorita dalla necessità e fenomeni devastanti come l’usura.

Il RBI avrebbe un’ampia molteplicità di effetti benefici nella vita delle persone, delle famiglie, della società e dell’economia, spingerebbe la domanda aggregata, con essa la crescita e il gettito fiscale, consentendo di ridurre considerevolmente il debito pubblico e la maggiore offerta di servizi ai cittadini, creando nuovo lavoro meglio remunerato.

Siamo convinti che solo per mezzo del RBI, unito al rafforzamento della sanità pubblica, del sistema formativo scolastico e accademico e degli altri istituti previsti per i servizi ai cittadini, ottimizzando e razionalizzando la spesa pubblica, eliminando ogni sorta di sprechi e dispersioni, sarebbe possibile dare attuazione ai principi espressi negli articoli sopra elencati e la giusta remunerazione ai tanti lavori grandemente utili alla società ma non retribuiti, dalla cura dei familiari minori, anziani, invalidi, al volontariato sociale, culturale o di altro tipo, alla libera ricerca nel campo scientifico o umanistico e ad ogni attività o funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Affermiamo a tal proposito che il lavoro cui fa riferimento la Costituzione non è necessariamente quello retribuito, dunque legato al mercato del lavoro, tantomeno quello attuale, lo ripetiamo, disfunzionale, distopico e iniquo, ben diverso dal mercato del lavoro della seconda metà del secolo scorso. Ricordiamo che all’epoca della stesura della Costituzione italiana la donna casalinga, impegnata nella cura della dimora e della famiglia del lavoratore, era considerata a tutti gli effetti lavoratrice con piena dignità e riconoscimento sociale.

Alle istituzioni europee che richiedono il rientro dal debito pubblico in tempi brevi e a tappe forzate diciamo schiettamente che riconosciamo in pieno la necessità e l’urgenza di farlo, ma che potremmo agevolmente ridurlo nei tempi richiesti tassando la grande ricchezza e con una lotta senza quartiere all’economia sommersa

Non è facile farlo per l’esistenza di regimi fiscali “di favore” nella stessa Europa oltre che nel resto del mondo. Dunque senza l’unificazione dei regimi fiscali europei e una lotta senza quartiere contro i paradisi fiscali che l’Ue potrebbe e saprebbe fare, a nostro avviso, non si va lontano. 

In Italia non è rimasto granché da tagliare alla spesa pubblica. I danni arrecati dall’indebolimento della sanità e della scuola sono sotto gli occhi di tutti, mentre permane un’economia sommersa di dimensioni gigantesche. Chiediamo alle istituzioni nazionali e comunitarie un maggiore e più incisivo impegno nel recupero di masse monetarie e di beni accumulati in maniera incontrollata da parte di pochi soggetti a detrimento della comunità civile, a partire da quelli di origine illecita, con particolare riferimento alle immense fortune delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Riteniamo ineludibile e non più procrastinabile un intervento incisivo contro gli egoismi personali, familiari, societari e aziendali, che vanno a detrimento della comunità civile e del bene comune e contro gli intrecci perversi tra economia legale e capitali di origine criminale, siano essi frutto di attività illecite o di mera evasione o elusione fiscale.

Gli strumenti moderni di intelligenza artificiale e recenti dispositivi di accertamento e incrocio tra banche dati del sistema creditizio e dell’Agenzia delle Entrate rappresentano un significativo passo avanti nella direzione giusta. Se tali strumenti saranno potenziati da soglie per l’uso del contante sempre più basse e altri provvedimenti tesi ad aggredire l’economia sommersa e a ridurre ai minimi termini i margini di azione dei soggetti che hanno finora fatto impresa in nero, dato lavoro in nero e smaltito scorie in nero, inquinando il territorio, la riduzione drastica di tali danni arrecherà benefici immensi per il paese.

Questi promettenti progressi tecnologici e scientifici, che vanno dell’automazione all’intelligenza artificiale, porteranno anche e soprattutto a ulteriori riduzioni del carico di lavoro per gli esseri umani, rivelando come fondata e realizzabile la “profezia” dell’economista John Maynard Keynes che prevedeva nel 2030 un orario settimanale di lavoro di 15 ore. Riteniamo altresì che i proventi di tali prodigiosi mezzi debbano essere redistribuiti attraverso gli strumenti indicati, per restituire opportunità di vita e realizzazione a tutti, evitando che molti restino indietro o esclusi come avviene ancor oggi.

Ciò consentirà anche di spezzare il circolo vizioso che porta a consumi compulsivi per compensare la fatica e i sacrifici imposti da ritmi di lavoro che non hanno più giustificazione nella necessità di produrre ricchezza, visto che la ricchezza è prodotta anche in eccesso grazie ai progressi tecnologici. La necessità semmai è opposta: ridurre il lavoro e i consumi materiali per renderli sostenibili ambientalmente, sia dal punto di vista dell’inquinamento, sia dal punto di vista del riscaldamento globale, che vanno entrambi drasticamente ridotti e non a spese dei comuni cittadini, ma piuttosto a partire da quelle classi privilegiate e più benestanti che ne sono maggiormente responsabili.

I danni alla vita, alla salute e alla fertilità umana arrecati da tali disastri si ripercuotono su tutta la popolazione, a partire dai più poveri. L’OMS stima che circa 1,4 milioni di persone nella Regione europea muoiano ogni anno a causa di fattori di rischio ambientali e che quasi la metà di queste morti evitabili può essere attribuita al solo inquinamento atmosferico. Dunque sarebbe giusto e urgente iniziare a indennizzare le fasce più deboli colpite da un lato da calamità naturali sempre più frequenti e distruttive e dall’altro dall’aumento di infertilità, malformazioni e svariate malattie e sindromi patologiche talora misconosciute che, a causa della mancanza di mezzi e di adeguate informazioni, restano non di rado non solo non curate, ma neppure diagnosticate.

In merito a quest’ultimo punto sottolineiamo la necessità assoluta e impellente di accelerare gli adeguamenti ai criteri di sostenibilità ambientale di ogni tipo di dinamica individuale, familiare, collettiva e imprenditoriale, facendo in modo che i costi della transizione ecologica  non ricadano sui più deboli.

Per raggiungere tutti questi obiettivi PROPONIAMO:

Retribuzione minima legale, espressamente stabilita in Italia e in ogni paese membro Ue, sia per i lavoratori dipendenti che per quelli autonomi, con particolare riguardo per le attività usuranti;

Adozione di orari e periodi di lavoro ridotti, con l’obiettivo di fissarli, nell’immediato, in linea di massima, a 24 ore settimanali (con l’obiettivo di scendere ulteriormente a 15 non appena ve ne saranno le condizioni), per 10 mesi, con varie turnazioni per lavoratori e professionisti, in modo da garantire a tutti l’offerta di beni e servizi in ogni periodo, l’accesso a un impiego, ferie sufficienti al riposo, allo svago, agli interessi sportivi o culturali, e distribuite a scelta in diversi periodi dell’anno;

Unificazione dei regimi fiscali dei 27 paesi membri Ue, sulla base di una riforma complessiva, ordinata, organica e rigorosamente  impostata su criteri di progressività, che vada a potenziare e riordinare, appunto, in senso progressivo il prelievo sul consumo, a detassare la produzione e a colpire la rendita e i patrimoni plurimiliardari e plurimilionari, oltre a introdurre, previ eventuali accordi necessari in sede OCSE, o integrare tassazioni mirate su attività e prodotti da scoraggiare (carbon tax, plastic tax, sugar tax, IVA maggiorata su prodotti e alimenti dannosi per la salute, l’ambiente e il clima), da compensare (robot tax, Tobin tax da mantenere e anzi potenziare), o da remunerare (digital tax) e spingendo ulteriormente l’uso di pagamenti tracciati e sistemi informatici di incrocio dati per contrastare evasione ed elusione e rendere più semplice ed efficiente il sistema tributario nel suo complesso

Reddito di Base Incondizionato, un accredito mensile, vita natural durante, individuale, a partire dai 12 anni, fissato ogni anno in base alla soglia di povertà, erogato dallo Stato in ciascuno dei paesi membri Ue, senza che ne venga fatta domanda, cumulabile con il reddito da lavoro e con la rendita di piccola entità, da cui siano esclusi solo i colpevoli di reati gravissimi (appartenenti alle organizzazioni criminali), individuati dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, e i detenuti.

Aggiungiamo che il RBI non andrebbe finanziato mediante le imposte sui redditi, che devono rimanere la fonte di finanziamento della sanità pubblica, dell’istruzione, dell’assistenza sociale, della giustizia, dell’ordine pubblico, dei trasporti, dell’amministrazione e di tutti i servizi ai cittadini che uno stato efficiente deve garantire in pienezza.

Sappiamo bene che tali soluzioni non sono semplici da adottare, ma rifiutiamo la pretesa delle attuali classi dirigenti di dare a situazioni enormemente complesse e a sfide ardue, come quelle che ci troviamo davanti, risposte minimali, estremamente limitate e di corto respiro, come quelle finora adottate.

Richiamiamo con forza la cospicua documentazione inerente il RBI, disponibile sul sito del Basic Income Earth Network https://basicincome.org/  (in lingua italiana sul sito dell’associazione Basic Income Network Italia, https://www.bin-italia.org/), innanzitutto per poter smentire seccamente ogni pregiudizio su questa misura, guardando ai risultati incoraggianti provenienti da decine di sperimentazioni attuate o in corso in tutto il mondo.

Siamo consapevoli che occorrerà del tempo per la messa a punto di dispositivi di legge che attuino queste riforme e fiduciosi che tale tempo sarà sufficiente a riportare sotto controllo l’attuale fiammata inflattiva. Se così non sarà, a maggior ragione si renderà urgente un intervento assai più robusto di quelli attuali per soccorrere le fasce più deboli della popolazione. 

Riteniamo che l’introduzione del RBI (come anche l’attuazione della riforma fiscale) possa avvenire in più tappe, a partire dai senza dimora, per prestare a costoro un soccorso immediato, restituendo diritti fondamentali e opportunità di reinclusione.Si dovrebbe proseguire con i giovani dai 12 ai 24 anni appartenenti a famiglie svantaggiate, per combattere sollecitamente la dispersione scolastica, garantire a ciascuno pari opportunità formative e di accesso a istruzione e cultura e dare concreta attuazione al principio stabilito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea per cui “Il lavoro minorile è vietato. L’età minima per l’ammissione al lavoro non può essere inferiore all’età in cui termina la scuola dell’obbligo, fatte salve le norme più favorevoli ai giovani ed eccettuate deroghe limitate. I giovani ammessi al lavoro devono beneficiare di condizioni di lavoro appropriate alla loro età ed essere protetti contro lo sfruttamento economico o contro ogni lavoro che possa minarne la sicurezza, la salute, lo sviluppo fisico, mentale, morale o sociale o che possa mettere a rischio la loro istruzione“. Successivamente si dovrebbe estendere l’accredito alle donne in difficoltà, per sostenere le più vulnerabili e soggette a violenza di ogni tipo (fisica, psicologica o economica) e attuare il diritto alla genitorialità, per poi essere esteso gradualmente, di anno in anno, a fasce di popolazione sempre più ampie, fino a includere, come minimo, tutto il ceto medio, tutti coloro che negli ultimi trent’anni hanno perso potere d’acquisto

Facciamo appello al Governo e a tutte le forze politiche presenti nel Parlamento italiano affinché già dalla prossima legge di bilancio sia stanziata una somma sufficiente a erogare un RBI di €1.000 al mese per un anno a tutti i senza fissa dimora. L’ISTAT ne ha contati poco meno di centomila nel 2021, considerando quelli iscritti nelle anagrafi comunali per l’assistenza. Ma non vi sono dubbi che tale cifra sia aumentata, nonostante questa infelice categoria sia soggetta a un tasso di mortalità ben superiore alla media. Abbiamo calcolato che basterebbe uno stanziamento di un miliardo e mezzo, su una spesa pubblica complessiva da 1.000 miliardi. Il gettito della nuova tassa del 15% applicata alle grandi società con introiti superiori a 750 milioni di euro all’anno potrebbe essere più che sufficiente.

Per una fase successiva si dovrebbero destinare €500 al mese a tutti i ragazzi dai 12 ai 24 anni di famiglie svantaggiate, per un costo complessivo annuo che abbiamo calcolato aggirarsi sui 10 miliardi. Una cifra considerevole ma non impossibile da trovare, che potrebbe fare la differenza per tantissimi tra scuola e lavoro precoce e sottopagato, tra lavoro in patria o emigrazione, o, peggio, la triste condizione di NEET.

In una fase ancora successiva si passerebbe alle donne in maggiore difficoltà con modalità simili, a discrezione del legislatore e su indicazione degli esperti dell’INPS, unico ente erogatore e chiamato a individuare i soggetti da raggiungere con priorità, considerando che il costo dei nuovi accrediti va sommato a quello degli anni precedenti (per i senza tetto €500 dal secondo anno in poi) e, se necessario, circoscrivendo in prima battuta l’erogazione alle regioni meridionali, dove la disoccupazione femminile è più elevata.

Con questo metodo si potrebbe proseguire, di anno in anno, fino a coprire tutta la platea di 5,6 milioni in povertà assoluta e 9 milioni in povertà relativa. 

In seguito, per i ceti medi prima e i più benestanti poi potrebbe tradursi in uno sgravio fiscale, corrispondente agli accrediti percepiti mensilmente dalla maggior parte della popolazione residente nell’arco di un anno, e in uno strumento di semplificazione tributaria per mezzo delle trattenute.

Inoltre potrebbe essere spostata sull’accredito del RBI anche l’opzione di stralciare l’otto per mille da devolvere agli enti religiosi, il cinque per mille delle associazioni e il due per mille destinato alle forze politiche, in modo da dare a tutti la possibilità concreta di sostenere le aggregazioni di appartenenza e partecipare attivamente alla vita pubblica e alle opere di solidarietà sociale o valenza culturale, ottenendo anche il risultato di rafforzarle.

Segnaliamo anche (ulteriori) rischi per la libertà di informazione (fondamentale pilastro della democrazia), a seguito del diffondersi nelle redazioni dell’uso di sempre più sofisticati dispositivi di Intelligenza Artificiale. Un RBI consentirebbe ai giornalisti di autodeterminarsi come professionisti in piena libertà, scienza e coscienza, svincolandoli dalla precarietà e dagli interessi degli editori.

Analoga considerazione si può estendere (mutatis mutandis) a molti ordini professionali e categorie lavorative.

In definitiva, il RBI non rappresenta la libertà dal lavoro, ma, al contrario, la libertà dai condizionamenti perversi di un mercato del lavoro contrario agli interessi della collettività e del bene comune.

Infine riteniamo che il RBI sia l’unico istituto capace di sostituire, nel lungo periodo, in maniera graduale e oculatamente programmata, il sistema pensionistico contributivo, per il quale non si vedono riforme bastanti a renderlo sostenibile, a causa delle dinamiche demografiche ed economiche sviluppatesi negli ultimi decenni, ormai irreversibili, e che di fatto scoraggia l’offerta di lavoro e la divisione dei carichi in un maggior numero di dipendenti con orari e periodi di lavoro ridotti.

Elenchiamo in estrema sintesi, per maggior chiarezza, alcune delle funzioni a cui il RBI deve assolvere:

  • Sussidio di uscita dalla povertà e reinclusione;
  • Sussidio di pari opportunità e accesso all’istruzione e formazione;
  • Sussidio di disoccupazione cumulabile con lavoro precario, saltuario, stagionale o con orario ridotto;
  • Sussidio cumulabile a reddito da lavoro ridotto o impossibile e a piccola proprietà insufficiente al sostentamento in caso di invalidità o età non appetibile per il mercato del lavoro;
  • Sussidio maternità e paternità;
  • Sussidio antiviolenza per le donne;
  • Sussidio di inclusione per i soggetti privi di agibilità economica individuale (persone adulte prive di conto corrente e finanche di carta ricaricabile con IBAN);
  • Sussidio remunerativo di varie attività utili o necessarie alla società non riconducibili al mercato del lavoro;
  • Sussidio di sostegno e facilitazione della transizione ecologica e tecnologica e di compensazione per i danni da fattori inquinanti e/o climalteranti;
  • Sussidio per la cura e la prevenzione della salute psicofisica, ferma restando la necessità di ristabilire in pienezza il Sistema Sanitario Nazionale come originariamente concepito;
  • Sussidio alla libera iniziativa privata e all’innovazione;
  • Sussidio di tutela alla libertà di informazione e di espressione;
  • Sussidio di incentivo alle forme di impresa solidaristiche;
  • Sussidio di accesso alla cultura, alla piena cittadinanza e alla libera circolazione;
  • Sussidio di disincentivo all’emigrazione;
  • Meccanismo redistributivo e correttivo delle diseguaglianze di genere, territoriali, economiche, per restituire potere d’acquisto ai ceti medi e più deboli, appartenenti alla metà della popolazione impoveritasi negli ultimi tre decenni; 
  • Istituto sostitutivo, nel lungo periodo, del sistema pensionistico contributivo.

Inoltre, se “La libertà è partecipazione” bisogna prendere atto che la partecipazione democratica dei cittadini sembra progressivamente venir meno, soprattutto in Italia, ma non solo, come evidenziano i tassi di astensionismo alle tornate elettorali politiche e amministrative degli ultimi tempi. 

A tal proposito, riteniamo fondamentali, oltre alle riforme suindicate, che potrebbero sanare milioni di situazioni di disagio, emarginazione e degrado e riavvicinare molti esclusi alla vita pubblica, quegli istituti che consentono ai cittadini di esprimersi in maniera più immediata e dar modo alle classi dirigenti e alle forze politiche di cogliere le indicazioni provenienti dall’elettorato, per poterlo meglio rappresentare.

Chiediamo, pertanto, che vengano potenziati e garantiti gli strumenti già previsti di democrazia diretta nelle normative nazionale e comunitaria.

A tale scopo chiediamo una piattaforma digitale sicura e certificata, di facile accessibilità e gratuita per tutti, con registrazione e identificazione una tantum, che possa gestire tutti gli istituti di democrazia diretta nazionali e comunitari, dalle leggi di iniziativa popolare, ai referendum, alle iniziative cittadine europee, in modo da semplificare e facilitare l’apporto e la partecipazione libera dei cittadini alla gestione della cosa pubblica, e in particolar modo garantire, già dalle prossime elezioni europee, il voto digitale a studenti e lavoratori fuori sede a tutte le consultazioni elettorali. 

Chiediamo, in sintesi, che la politica e l’economia siano conseguenti rispetto al progresso tecnologico, alle opportunità che offre e alle sfide che pone, che i principi espressi dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dai trattati europei e dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo trovino concreta attuazione e non rimangano lettera morta.

Chiediamo che tutti noi cittadini e le forze politiche andiamo incontro alle prossime elezioni europee col pensiero al governo e al percorso europeo, piuttosto che ai risvolti sugli scenari politici nazionali, per intraprendere davvero la strada di un nuovo umanesimo, che rimetta al centro la persona.

Auspichiamo infine, che l’Italia e l’Europa facciano da apripista a un RBI davvero universale, riconosciuto come diritto umano e inalienabile alla sussistenza, capace di eradicare, nel tempo, la povertà in ogni paese del mondo, affinché a nessuno sia dato, nei decenni a venire, di sperimentare la privazione dei diritti fondamentali alla piena libertà e cittadinanza e a una vita serena e dignitosa.

Mariella Vitale – Nola (NA)

Michele Gianella – Brugherio (MB)

Claudio Corrà – Vimodrone

Alessandra Rossati – Torino

Giuseppe Lippolis – Palagiano (TA)

Enrico Da Vià – Torino

Sergio Mainenti – Roma

Antonino Martorana – Ficarazzi (PA)

Blanca Herz – Torino

Vincenzo Cinque – Napoli

Piero Bertero – Alba

Pierdomenico Di Benedetto – Polla (SA)

Roberto Lazzari – Roma

Mario Ruggiero – Nocera Inferiore (SA)

Mariano Alberto Zaccone – Barcellona Pozzo di Gotto (Me)

Mirko di Mattia – Serino (AV)

Gaetano Ballotta – Carlentini (SR)

Giuliana Soda – Melfi (PZ)

Roberto Grimaldi – Sermide e Felonica (MN) 

Cinzia Lai – Viterbo

Michela Polazzi – Livorno

Matteo Lizzadro – Parma

Fabio Rizzati – Grugliasco (TO)

Fabrizio Comignani – Montesilvano (PE)

Antonio Giugno – Caltanissetta

Raffaella Soluri – Castel Sant’Elia (VT)

Sami Stefano Curci – Torino

Federico Checchi – Livorno

Cleopatra Bonaccorsi – Catania 

Moreno Renzetti – Roma

Antonietta Pintus – Roma

Armando Sabatino – Palermo

Francesco De Pisapia – Fiano Romano (RM)

Luciano Cangiano – Melito di Napoli (NA)

Pietro Nastasi – Messina

Paolo Cataldi – Santa Ninfa (TP)

Nico Michele Germinale – Monte Sant’Angelo (FG) 

Diego Ottone – Altavilla Monferrato (AL)

Anna Pujia – Aprilia (LT)

Giacomo Camponeschi – Roma 

Domenico Di Lorenzo – Senise (PZ)

Alessandro Saviano – Palermo

Francesco Gionfalo – Mesagne (BR)

Renata Parodi

Fabio Pietrosanti – Palermo

Salvatore Filistad – Catania

Nicola Perra – Castelfiorentino (FI)

Angela Ciuffoletti

Simon Revelli – Molinella ( BO)

Luigi Sepe – Napoli

Angelo Cianciulli – Nocera Inferiore (SA)

Rosa Pittera – Catania

Cinzia Mora – Genova

Gianfranco Belletti – Genova

Andrea Curato – Aversa (CE)

Luisa Villano – Torino 

Ussama Naouaoui – Reggio Calabria

Emanuele Di Filippo – Teramo

Francesco Impala’ – Torregrotta (ME)

Giuseppe Corsaro – Reggio Emilia 

Francesco Cartia – Siracusa 

Vincenzo Acciaro – Gela (CL)

Irene Petito – Sant’Antimo (NA) 

Gennaro Urciuolo – Grumo Nevano (NA)

Michele Pieretti – Fossombrone (PU)

Antonio Mele – Napoli

Katiuscja Conforto – Calcinato (BS)

Pellegrino Graziani – Padova

Vincenzo Marengo – Grosseto

Salvatore Inglese

Mario Sgroi – Belpasso (CT)

Irina Cioroi – Vibo Valentia 

Antonio Guida – Napoli

Anna Tafone – Napoli

Romana Manca – Salò (BS)

Enzo locascio – Sciacca (AG)

Mario Zuccarello – Santi Cosma e Damiano (LT)

Concetta Fecarotta – Palermo

Matteo Lettini – Trani

Cosimo Lamacchia – Conversano (BA)

Micaela Tebaldi – Cattolica (RN)

Vittoriano Lamattina – Fuscaldo (CS) 

Cira Perrella – Portici (Na)

Elena Peris – Sassari

Belinda Dorio – Lavagna (GE)

TOSANWUMI OBALOYE – Parma Medesano (PR)

Annalisa Evoli – Vibo Valentia 

Per sottoscrivere il Manifesto scriveteci il vostro nome, cognome, città di residenza e la volontà di aderire nella pagina Contatti

Bibliografia essenziale in lingua italiana sul Reddito di base incondizionato 

P. Van Parijs, Y. Vanderborght, Il reddito minimo universale, Bocconi, Milano 2013; 

P. Van Parijs, Y. Vanderborght, Il reddito di base. Una proposta radicale, Il Mulino, Bologna 2017;

R. Bregman, Utopia per realisti. Come costruire davvero il mondo ideale, Feltrinelli, Milano 2017;

A. Fumagalli, S. Gobetti, C. Morini, R. Serino, Reddito di base. Liberare il XXI secolo, Momo, Roma 2021;

G. Allegri, G. Bronzini, A. Fumagalli, S. Gobetti, R. Serino, Dialoghi sul reddito di base con un’intelligenza artificiale, QR n° 12 – Quaderni per il Reddito, Febbraio 2023 (https://www.bin-italia.org/wp-content/uploads/2023/02/QR-12_-Dialoghi-sul-reddito-di-base-con-unintelligenza-artificiale_def.pdf ).