Prospettive per il terzo millennio

Le notizie importanti di oggi sono due: la previsione del Fondo Monetario Internazionale che l’intelligenza artificiale avrà un forte impatto sul 60% dei lavori e quella di Oxfam di ricchezze sempre maggiori nelle mani di plurimiliardari che, anzi, da “bilionari” potrebbero presto diventare “trilionari”.

Queste due notizie vanno messe in relazione e lette insieme, perché ci aiutano a capire in che direzione stiamo andando.

Partiamo dal rapporto “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi” di Oxfam Italia, su cui poi torneremo più diffusamente, per segnalare subito due aspetti.

Il primo riguarda la sottolineatura del peso della volontà politica nell’acuirsi delle diseguaglianze. Il rapporto sintetizza che il potere economico genera disuguaglianza ricompensando la ricchezza, non il lavoro, eludendo gli obblighi fiscali, beneficiando della privatizzazione dei servizi pubblici, alimentando la crisi climatica, e afferma in modo deciso che il potere politico asseconda queste tendenze anziché contrastarle.

Il secondo è il risultato di questa inerzia: la deprivazione materiale e sociale a cui non viene posto rimedio.

Le disparità patrimoniali informano inoltre su quanto differenziati siano gli standard di vita presenti e le future traiettorie di benessere individuale nella nostra società. Cristallizzano le differenze di opportunità nell’accesso a credito ed investimenti, a migliori istruzione, formazione e posizioni lavorative. Persistendo nel passaggio da una generazione all’altra, le disparità limitano la mobilità intergenerazionale. Definiscono inoltre strutture di cittadinanza differenziate e capacità diversificate dell’esercizio di controllo su risorse produttive e di influenza delle decisioni pubbliche.

Nella Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, insomma, l’art. 3 della Costituzione è del tutto disatteso, come abbiamo avuto modo di evidenziare precedente.

Se aggiungiamo a questa tendenza perversa ormai consolidata e apparentemente inscalfibile anche il dato fornito dal FMI relativo all’impatto sul lavoro dell’IA, che si aggiunge ad altre previsioni di vari enti nello stesso senso, seppur con diverse sfumature, abbiamo chiaro il quadro di cui nessuno sembra voler prendere atto.

Non è più possibile insistere ad affrontare le sfide del terzo millennio con la mentalità di quello precedente.

Rassegnarsi all’idea di diseguaglianze sempre più stridenti, di interi settori della società abbandonati alla deprivazione materiale e morale, per giunta colpevolizzandoli della loro condizione miserabile, in realtà frutto dell’iniquità a monte, è inaccettabile.

Il Reddito di base incondizionato consentirebbe di iniziare a porre rimedio a questa estrema ingiustizia, restituendo opportunità, rimuovendo ostacoli allo sviluppo di personalità e talenti, consentendo percorsi di vita e formativi in linea con i diritti essenziali sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana, dai trattati europei e dalla Dichiarazione universale dei redditi umani.  

Non perdiamo altro tempo. Parliamo di reddito di base ora.

Read Previous

Davvero cresce l’occupazione?

Read Next

Reddito di base in Italia: partiamo da Napoli

Most Popular