A fronte della situazione
•di povertà assoluta che riguarda 5,6 milioni di italiani (1,4 milioni minori), di cui 2 milioni e 613mila in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale,
•di povertà relativa che riguarda 9 milioni,
•della difficoltà per tantissimi di accedere finanche all’elementare diritto a una casa,
•dei dati relativi alle percentuali di occupazione in Italia, attestate a non oltre il 61% dalla fine degli anni ’70 (ISTAT),
•del numero di lavoratori poveri, che si aggirerebbe intorno ai 3 milioni,
riguardo alla Costituzione della Repubblica Italiana, chiediamo in particolare il rispetto:
Dei principi della democrazia e sovranità popolare (art.1), vanificati e inficiati dalle insopportabili diseguaglianze di mezzi e di opportunità e dal mancato accesso al lavoro, su cui la Repubblica stessa è fondata, per una parte cospicua della popolazione attiva;
Dei “diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e […] l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2);
Della “pari dignità sociale e [uguaglianza] davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”(art. 3);
Dell’impegno della Repubblica a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3);
Del diritto-dovere “di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4);
Del diritto riconosciuto “ai non abbienti, con appositi istituti, [de]i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione” (art. 24);
Dell’impegno della Repubblica ad agevolare “con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose” e proteggere “la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. (art. 31);
Dell’impegno della Repubblica a tutelare “la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e [garantire] cure gratuite agli indigenti” (art. 32);
Del diritto dei “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi”, a “raggiungere i gradi più alti degli studi”, andando oltre misure come “borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”, che si sono rivelate del tutto insufficienti e inadeguate allo scopo (art. 34).
Ricordiamo che:
“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi” (art. 36);
“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. […]
“Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato” (art. 38).
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali” (art. 41).
“La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità” (art. 42).
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività” (art. 53).
Chiediamo si prenda atto che, a 75 anni dalla promulgazione della Costituzione, le misure mirate, messe finora in campo, non sono state sufficienti a dare concreta attuazione ai principi ispiratori su cui è fondata la Repubblica Italiana nata dalla Resistenza, con grave danno per milioni di persone che vivono situazioni di estremo disagio e sofferenza, ma anche per il Paese nel suo complesso, che vive una profonda crisi e guarda con grande incertezza al proprio futuro.