Reddito di base e violenza sulle donne

Non dovrebbe essere così difficile intuire la vasta portata di effetti benefici di un reddito di base incondizionato nella vita delle donne.

Nella passata legislatura era stato introdotto un “Reddito di libertà” di €400 per le vittime di violenza e bisognose di aiuto immediato. Si è trattato di un importante passo avanti nella giusta direzione.

Si pensi quale maggiore impatto avrebbe un reddito di base incondizionato, erogato a prescindere, fin dall’adolescenza, non dopo che la donna abbia trovato già il coraggio di denunciare, gettando il cuore oltre l’ostacolo, esponendosi a ritorsioni e vendette.

In questi giorni l’istituto Ipsos ha condotto un’indagine che pone tra l’altro l’attenzione sulla violenza economica, da cui risulta che “Il 49% delle donne dichiara di aver subito violenza economica almeno una volta nella vita, percentuale che sale al 67% tra le donne divorziate o separate. Più di una donna separata o divorziata su quatto (28%) dichiara di aver subito decisioni finanziarie prese dal partner senza essere stata consultata prima. Eppure, la violenza economica è considerata “molto grave” solo dal 59% dei cittadini/e. […] Doversi giustificare a voce con il proprio partner per come si sono spesi i soldi è la dinamica più citata (15%); un altro 11% di donne ha dovuto giustificare le spese con il proprio partner anche mostrando scontrini, ricevute o estratti conto. Il 14% ha dichiarato di aver subito, almeno una volta nella vita, decisioni finanziarie prese dal proprio partner senza essere consultata prima. Una sua dieci (11%) si è vista negata, da parte del partner, la possibilità di lavorare”.

Sarebbe il caso di iniziare ad affrontare i problemi a monte, piuttosto che a valle.

Un reddito di base incondizionato andrebbe a rafforzare le donne prima ancora che siano esposte a maltrattamenti o a forme di violenza economica. Renderebbe avvezze all’indipendenza e all’autodifesa molte che non posseggono neppure una carta ricaricabile con iban. Venendo erogato a tutti indistintamente, non andrebbe a generare squilibri nel mercato del lavoro, che andrebbe a penalizzare ulteriormente le donne se fosse diretto solo a queste.

Come giustamente ricorda sempre l’Ipsos, “La data della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne segna anche l’inizio dei ‘16 giorni di attivismo contro la violenza di genere’ antecedenti alla Giornata mondiale dei diritti umani – che si celebra il 10 dicembre – per sottolineare come la violenza contro le donne rappresenti una violazione dei diritti umani”.

Forse sarebbe il caso di difendere i diritti umani andando a prevenire le violazioni anziché arrivando sempre in ritardo nelle vite dei più deboli, dopo che hanno sofferto per mesi e anni, durante i quali, tra l’altro, abusi e privazioni li hanno ostacolati nella capacità di dare il loro contributo al benessere materiale o morale della comunità. Questo vale spesso in particolare per le donne.

Nel nostro Manifesto abbiamo previsto un’introduzione graduale del reddito di base, a partire dal primo anno per i senza tetto, dal secondo per i ragazzi di famiglie svantaggiate, per aiutarli a completare gli studi, dal terzo per le donne in maggiore difficoltà. Ma, se recuperassimo in un anno 20 miliardi di gettito fiscale dalla ricchezza sommersa, potremmo anche fare questi tre passaggi in una volta, in un’unica legge di bilancio capace di rafforzare con un’unica mossa le persone da aiutare con maggiore urgenza e l’economia nel suo complesso, spingendo la domanda aggregata senza creare inflazione. Pensiamoci.

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