“Segnaliamo anche (ulteriori) rischi per la libertà di informazione (fondamentale pilastro della democrazia), a seguito del diffondersi nelle redazioni dell’uso di sempre più sofisticati dispositivi di Intelligenza Artificiale.
Un RBI consentirebbe ai giornalisti di autodeterminarsi come professionisti in piena libertà, scienza e coscienza, svincolandoli dalla precarietà e dagli interessi degli editori.
Analoga considerazione si può estendere (mutatis mutandis) a molti ordini professionali e categorie lavorative.
In definitiva, il RBI non rappresenta la libertà dal lavoro, ma, al contrario, la libertà dai condizionamenti perversi di un mercato del lavoro contrario agli interessi della collettività e del bene comune.
Infine riteniamo che il RBI sia l’unico istituto capace di sostituire, nel lungo periodo, in maniera graduale e oculatamente programmata, il sistema pensionistico contributivo, per il quale non si vedono riforme bastanti a renderlo sostenibile, a causa delle dinamiche demografiche ed economiche sviluppatesi negli ultimi decenni, ormai irreversibili, e che di fatto scoraggia l’offerta di lavoro e la divisione dei carichi in un maggior numero di dipendenti con orari e periodi di lavoro ridotti“.